Piccolo manifesto low-tech
Ploum (Lionel Dricot) è uno scrittore belga di science-fiction, uno sviluppatore di software libero e un amico della bicicletta.
Il suo ultimo romanzo si intitola _Bikepunk, les chroniques du flash_ , un romanzo eco-ciclista: https://bikepunk.fr/ e al momento è disponibile solo in francese.
Qui sotto trovate la traduzione italiana di un post che Ploum ha pubblicato nel suo blog: https://ploum.net/2025-05-16-manifeste-lowtech.html e che io ho trovato molto interessante.
**Un grosso grazie al suo autore :)**
Il testo è distribuito con licenza Creative Commons BY-SA
# Piccolo manifesto low-tech
Di Ploum il 16.5.2025
### Che cos'è la low-tech?
Il termine low-tech ci fa intuitivamente percepire un'opposizione all'eccesso tecnologico (l'“high-tech”) evitando però l'estremismo tecnofobico. Un termine che entusiasma, ma che mi sembra importante spiegare e di cui propongo la seguente definizione.
_Una tecnologia si definisce “low-tech” se le persone che interagiscono con essa ne conoscono e ne comprendono il funzionamento._
Saper comprendere. Poter comprendere. Due elementi essenziali (e difficili da distinguere per me che sono belga).
### Saper comprendere
Saper comprendere una tecnologia implica avere la possibilità di costruire un modello intellettuale del suo funzionamento interno.
È ovvio che non tutti hanno la capacità di comprendere tutte le tecnologie. Ma è possibile procedere per livelli. La maggior parte degli automobilisti sa che un'auto a benzina brucia il carburante che scoppia in un motore, esplosione che aziona i pistoni che fanno girare le ruote. Il nome è di per sé un indizio: un motore a combustione interna!
Se non capisco bene il funzionamento di un motore, sono certo che ci sono persone che lo capiscono meglio, spesso tra i conoscenti più vicini a me. Più la comprensione è approfondita, più le persone diventano rare, ma tutti possono cercare di migliorare.
La tecnologia è semplice senza essere semplicistica. Ciò significa che la sua complessità può essere compresa gradualmente. E che esistono esperti che comprendono una particolare tecnologia nella sua globalità.
Al contrario, oggi è umanamente impossibile comprendere uno smartphone moderno. Solo pochi esperti al mondo padroneggiano ciascuno un aspetto particolare dell'oggetto: dal disegno dell'antenna 5G al software che ritocca automaticamente le foto, passando per la ricarica rapida della batteria. E nessuno di loro padroneggia la progettazione di un compilatore necessario per far funzionare il tutto. Anche un genio che passasse la vita a smontare smartphone sarebbe totalmente incapace di capire cosa succede all'interno di un dispositivo che tutti noi abbiamo sempre in tasca o sotto il naso!
La stragrande maggioranza degli utenti di smartphone non ha il minimo modello mentale di come funzioni. Non mi riferisco a un modello errato o semplicistico: no, non ne hanno proprio. L'oggetto è “magico”. Perché mostra una cosa piuttosto che un'altra? Perché è “magico”. E come per la magia, non bisogna cercare di capirlo.
La low-tech può essere estremamente complessa, ma l'esistenza stessa di questa complessità deve essere comprensibile e giustificata. Una complessità trasparente incoraggia naturalmente le menti curiose a porsi delle domande.
### Il tempo per comprendere
Comprendere una tecnologia richiede tempo. Implica una relazione lunga, un'esperienza che si crea nel corso di una vita, che si condivide, che si trasmette.
Al contrario, l’high-tech impone un rinnovamento, un aggiornamento costante, cambiamenti continui dell'interfaccia e delle funzionalità che rafforzano l'aspetto “magico” e scoraggiano coloro che cercano di costruirsi un modello mentale.
La low-tech deve quindi essere necessariamente sostenibile. Duratura. Deve poter essere insegnata e permettere una costruzione progressiva di questo insegnamento.
Questo a volte implica degli sforzi e delle difficoltà. Non tutto può essere sempre progressivo: a un certo punto bisogna lanciarsi sulla bicicletta per imparare a mantenere l'equilibrio.
### Essere in grado di comprendere
Storicamente, sembra evidente che ogni tecnologia possa essere compresa. Le persone che interagivano con la tecnologia erano costrette a ripararla, adattarla e quindi comprenderla. Una tecnologia era essenzialmente materiale, il che implica che poteva essere smontata.
Con il software è apparso un nuovo concetto: quello di nascondere il funzionamento. E se, storicamente, tutto il software è open source, l'invenzione del software proprietario rende difficile, se non impossibile, comprendere una tecnologia.
• L’histoire du logiciel : entre collaboration et confiscation des libertés (ploum.net)
Il software proprietario è stato inventato solo grazie alla creazione di un concetto recente, peraltro assurdo, chiamato “proprietà intellettuale”.
Questa proprietà intellettuale, che ha permesso la privatizzazione della conoscenza nel software, è stata poi estesa al mondo materiale. Improvvisamente, è diventato possibile impedire a una persona di cercare di comprendere la tecnologia che utilizza quotidianamente. Grazie alla proprietà intellettuale, agli agricoltori è stato improvvisamente vietato aprire il cofano del proprio trattore.
La low-tech deve essere aperta. Deve poter essere riparata, modificata, migliorata e condivisa.
### Da utente a consumatore
Grazie alla crescente complessità, ai continui cambiamenti e all'imposizione di un rigido regime di “proprietà intellettuale”, gli utenti sono stati trasformati in consumatori.
Non è un caso. Non è un'evoluzione della natura inevitabile. Si tratta di una scelta consapevole. Tutte le scuole di commercio insegnano ai futuri imprenditori a costruirsi un mercato chiuso, a privare il più possibile i propri clienti della libertà, a costruire quello che nel gergo viene chiamato un “moat” (il fossato che protegge un castello) al fine di aumentare la “fidelizzazione degli utenti”.
I termini stessi diventano vaghi per rafforzare questa sensazione di magia. Ad esempio, non si parla più di trasferire un file .jpg su un computer remoto, ma di “salvare i propri ricordi nel cloud”.
I professionisti del marketing ci hanno fatto credere che eliminando le parole complicate avrebbero semplificato la tecnologia. Ovviamente è vero il contrario. L'apparente semplicità è un'ulteriore complessità che imprigiona l'utente. Ogni tecnologia richiede un apprendimento. Questo apprendimento deve essere incoraggiato.
### Per un approccio e un'etica low-tech
L'etica low-tech consiste nel rimettersi al servizio dell'utente facilitandogli la comprensione dei suoi strumenti.
L'high-tech non è magia, è prestidigitazione. Piuttosto che nascondere i “trucchi” sotto artifici, la low-tech cerca di mostrare e creare un uso consapevole della tecnologia.
Questo non implica necessariamente una semplificazione eccessiva. Prendiamo l'esempio di una lavatrice. Sappiamo tutti che una lavatrice fondamentalmente è un cestello rotante in cui vengono immessi acqua e sapone. È molto semplice e low-tech.
Si potrebbe sostenere che l'aggiunta di sensori e controller elettronici consente di lavare il bucato in modo più efficiente ed ecologico, pesandolo e adattando la velocità di rotazione in base al tipo di biancheria.
In un'ottica low-tech, alla lavatrice viene aggiunta una centralina elettronica per fare esattamente questo. Se la centralina viene rimossa o si guasta, la lavatrice continua a funzionare normalmente. L'utente può scegliere di scollegare la centralina o di sostituirla. Ne comprende l'utilità e la giustificazione. Costruisce un modello mentale in cui la scatola non fa altro che premere i pulsanti di regolazione al momento giusto. E, soprattutto, non deve mandare tutta la macchina in discarica perché il chip wifi non funziona più e non viene più aggiornato, il che ha bloccato il firmware (cosa? La mia lavatrice ha un chip wifi?).
### Per una comunità low-tech
Una tecnologia low-tech incoraggia e offre all'utente l'opportunità di comprenderla e appropriarsene. Cerca di rimanere stabile nel tempo, si standardizza. Non cerca di nascondere la complessità intrinseca, partendo dal principio che la semplicità deriva dalla trasparenza.
Questa comprensione, questa appropriazione può avvenire solo attraverso l'interazione. Una tecnologia low-tech favorirà quindi, per sua natura, la creazione di comunità e gli scambi umani attorno a questa stessa tecnologia.
Per contribuire all'umanità e alle comunità, una tecnologia low-tech deve appartenere a tutti, deve essere parte del patrimonio comune.
Arrivo quindi a questa definizione, complementare ed equivalente alla prima:
_Una tecnologia si definisce “low-tech” se presenta la sua complessità in modo semplice, aperto, trasparente e sostenibile, appartenendo ai beni comuni._
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