Terrifier 2 (2022) di Damien Leone diventa più grosso e.. parlato. Che noia, ragazzi! Le splatterate divertono ma dietro il prestigio si intravede lo stucchevole trucco goliardico. Eppure, nella sua dichiarata idiozia resa manifesto, persiste una linea orrorifica con un suo motivo di (r)esistere.

Terrifier (2016) di Damien Leone, il ritorno all'essenzialità dello shock visivo ma dopo un'ora di trucchi prostetici ho rimpianto Henrietta sotto la botola. Però che sia questo il giusto anticorpo alla cultura dell'elevated horror poco elevato, dove l'orrore non basta mai a raccontare se stesso?

Mandara (1971) di Akio Jissoji. Ostico, colmo di riferimenti che sfociano in azioni imperscrutabili, meno centrato rispetto a This Transient Life (1970) ma non privo di fascino evocativo e potenza visiva. Finale particolarmente degno di nota, perfetta chiusura a quanto lo precede. #filmsky #cinema

Dei della peste (1970), il noir secondo Fassbinder: pochi sogni e ancora meno speranze, tra disillusione e senso di sconfitta che sembra predestinare all'inevitabile. Un mondo dove i rubagalline fanno la fine dei peggiori gangster, senza lirismo e forse neppure tragedia. #filmsky #cinema #culo

O Cheiro do Ralo di Heitor Dhalia. Dramma grottesco e perfino comico (tanto da ricordare Kaurismaki) su una personalità anafettiva per la quale tutto è mercificazione e oggettificazione con un'aridità emotiva che parla dell'oggi in misura forse più efficace di quanto abbia fatto nel 2006. #filmsky

Una ragazza piuttosto complicata di Damiano Damiani (1969), da racconto di Moravia a sexy-giallo. Apprezzabile l'uso del décor e la vena sperimentale che trasfigura il ménage à trois (mentale più che fisico) in un senso di follia, con il personaggio di Sorel recluso nella sua ossessione. #filmsky

Salvare la faccia (1969). Il padre (Rossano Brazzi, anche regista) che non esita a internare la figlia è la nota felice di questo film dal ritmo discontinuo. Chiusura elegante, un significativo tocco di classe che arriva dopo novanta minuti parchi di intuizioni visive altrettanto efficaci. #filmsky

Midsommar (2019) il folk-horror alla luce del sole di Ari Aster. Eccellente innesto nella nobile tradizione di un genere che ha prodotto diverse pietre miliari e interessanti variazioni sul tema. Fra i migliori degli ultimi anni: The Ritual, Men, Goksung, The Empty Man. #midsommar #film #filmsky

Pretendo l'inferno: Portrait d'un Acteur (Eugenio Ercolani, 2024) è un film documentario che forse non aggiunge molto al risaputo ma è stato ugualmente bello ritrovare il maestro Luc Merenda in splendida forma, acuto e stimolante protagonista di quella irripetibile stagione cinematografica italiana.

18 dicembre 1982: in Italia esce Rambo (First Blood, 1982) di Ted Kotcheff, con Stallone nell'iconico ruolo del reduce John Rambo. Quarantadue anni dopo, la grande tradizione dell'action natalizio è rinnovata da Uno Rosso e The Rock. A posto così.

La febbre del sabato sera (Saturday Night Fever, 1977) di John Badham, cult senza tempo che parla poco di sale da ballo e tanto del disagio giovanile di una generazione allo sbando. La disco music come panacea deresponsabilizzante da assumere in quell'unica espressione vitale su base settimanale.

Senza sapere niente di lei - Luigi Comencini (1969)
⭐️ ⭐️ ½

Comencini antepone il dramma sentimentale alle atmosfere gialle. Ne esce un film spento e arroccato su se stesso, con qualche lampo di vitalità che risveglia dal torpore: il tentato suicidio, le comparsate del fratello, il finale.

Nello spazio di Passengers (Morten Tyldum, 2016) nessuno può sentirvi copulare e quindi "hey ci stai fiky fiky con me, facciamo fiky fiky insieme". Poi succede una di quelle cose su cui interrogarsi per il solo fatto che un tizio l'abbia scritta davvero e un altro l'abbia poi girata sul serio. Fin.

Dal paradigmatico Sei donne per l'assassino di Bava agli epigoni dell'uccello argentiano, Non si sevizia un paperino di Lucio Fulci resta fra i più fulgidi esempi artistici, espressivi e creativi che l'intera corrente giallo-thriller abbia prodotto durante la sua più gloriosa vulgata popolare. Cult.

Il tempo non sembra mai passare per il Dracula coppoliano, sontuoso spettacolo barocco che sfida agli eccessi kitsch uscendone non solo vincitore ma facendoli suoi fra esplosioni di violenza scarlatta e romanticismo da Smemoranda. Piace così com'è: moderno e classico, pop e tradizionalista. #dracula

È facile cogliere la partecipazione emotiva di Scorsese nei confronti di questo povero Cristo (!) combattuto tra fanatismo integralista e gratificazione personale, un processo catartico che sembra parlare del regista spogliato delle paure e ossessioni, libero di perseguire la sua maturità artistica.

Un film italiano nel quale non sembrano recitare come in una fiction italiana è sempre un evento meritevole di menzione. Se poi emerge sensibilità e attenzione nella costruzione dei rapporti umani, diventa anche un interessante oggetto di discussione critica. Come Euforia (2018) di Valeria Golino.

La casa delle bambole - Ghostland (Incident in a Ghostland, 2018) di Pascal Laugier. Un giro nel tunnel dell'orrore ben eseguito. Ormai però lo sporco si gratta via facilmente e mi chiedo cosa sia rimasto dell'autore che ha dato un'ultima scossa alla new wave del cinema horror francese.

Testiamo anche le maglie censorie dell'algoritmo di Bluesky, ripartendo dal primissimo cineculo che ha avuto il privilegio (?) di inaugurare la collezione: Swiss Army Man - Un amico multiuso (Swiss Army Man, 2016) esordio nel lungometraggio dei Daniels di Everything Everywhere All at Once.