Fonti:
Girls' Fashion in japanese manga (Mana Takemura, Pie internetional, 2012)

Takemiya Keiko no manga kyōshitsi (Takemiya Keiko, chkumashōbo, 2001)

Negli anni 80 presero piede le acconciature con colori imporbabili eppure erano gradevoli e immediatamente riconoscibili: Shun di Andromeda con i capelli verdi, Satomi con i capelli viola nella loro assurdità hanno funzionato.

Quando si dice: "sono bugie bianche"...

L'inquadratura e la prospettiva di Yawara (3) sono impossibili eppure la resa è impeccabile e il movimento è ben reso.

L'immagine 2 è una tavola di Yumiko Ōshima, seppur oggi il suo stile potrebbe apparire indigesto, sketchy, grezzo, la resa finale è fantastica e rende l'atmosfera eterea, luminosa, nostalgica, da fiaba.

sbagliando volutamente rende meno noiosa, imprevedibile e gradevole la resa finale. Ci vuole, tuttavia, una certa sapienza nel farlo al momento giusto e nel modo giusto, altrimenti il disegno risulta molto artificioso.

Anche le prospettive errate giocano un ruolo sulla gradevolezza: se si inquadra dall'alto, si vedono i piedi sbucare dalla faccia, ma scegliendo un'inquadratura che non è conforme alla prospettiva delle sfondo, rende tutto più gradevole:

una posa plastica, innaturale, snodata e impossibile, rende attraente la forma, ma attenzione a non esagerare e a tornare con le proporzioni utilizzare fino ad allora nelle vignette successive

Keiko Takemiya nella sua rubrica "diventare mangaka con K-chan" pubblicata su June, esplicitamente diceva che le pose che generalmente assumono le persone sono noiose e brutte da vedere;

Diventando Mangaka capì che mentire con gli abiti rendeva i personaggi unici, riconoscibili, donava carattere e più erano stravaganti, non indossabili nella realtà ma funzionali alla storia, più riceveva consensi e conferme.

La mangaka Yukari Ichijo afferma che da bambina è rimasta colpita da come certi artisti posizionavano fiocchi giganti tra i capelli delle protagoniste: come potevano muoversi con quell'affare in testa? Come potevano ondeggiare al vento nonostante quel peso?

Nella maggior parte dei manuali per diventare mangaka si insegna la prospettiva, il collocamento dei personaggi sulla scena, l'uso degli screen tone, ma si insegna a che a mentire.

Nel mondo del fumetto, in particolare nel manga, la menzogna è un'arte: si mente con le proporzioni, le prospettive, le figure per rendere tutto l'insieme gradevole, esagerato, quindi evasivo, ma anche espressivo.

Certamente, è indubbio, ma personalmente trovo che l'originalità, l'armonia e la composizione della tavola, sia fondamentale al netto delle capacità artistiche intese come proporzioni e abilità nel tracciare le linee.

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In una conversazione tra la Hagio e Fumi Yoshinaga (autrice di Ooku) quest'ultima menziona questo aneddoto come "la maledizione di Glensmith" cioè, disporre di solo 24 pagine per raccontare molto.

Eppure la Hagio ci è riuscita, ed era all'inizio della sua brillante carriera, aveva 23 anni.

La scena preferita dell'autrice è la proposta di matrimonio che si svolge in soli 6 pannelli.

Secondo wikipedia japan, Ichiko Ima (autrice di La corte dei 100 demoni) pensava che questo capitolo fosse lungo 70 pagine e ne rimase sconvolta quando si accorse che in realtà sono solo 24.

sopravvive il diario e con sè la leggenda dei vampanella. Dal punto di vista tecnico viene da presuppore che le vignette siano piccole, fitte con una narrazione piena di ellissi, in realtà la Hagio utilizza molti panel a campi lunghi e vignette alte per una resa finale per niente opprimente.