Un mondo nuovo che ha bisogno di mappe nuove: Fondazione Cima ha sviluppato e presentato alla COP16 sulla desertificazione in Arabia Saudita il World Drought Atlas, l'Atlante mondiale della siccità. Questa è la mappa dei conflitti sull'acqua degli ultimi tre anni.

E ci stiamo desertificando anche a casa nostra. Due siccità gravi in tre anni, una al nord e una al sud, in contesti completamente diversi, ma accomunati dall'essere parte della trasformazione del mondo. Nei prossimi 25 anni un essere umano su tre affronterà la siccità.

Una catastrofe ecologica che diventa economica e sociale. L'Africa ha perso il 12 per cento del suo PIL tra il 1990 e il 2015 a causa di questa trasformazione permanente del mondo. Ne perderà il 16 per cento nei prossimi decenni: li stiamo desertificando a casa loro.

Negli ultimi tre decenni un'area più grande dell'India è passata da umida ad arida. Tre quarti delle terre emerse oggi sono più aride di quanto fossero trent'anni fa. E in totale il 40 per cento del mondo oggi è arido (escluso per altro l'Antartide).

Il capo della Banca Mondiale aveva chiesto una cifra più alta, la bolla del clima sta celebrando un pareggio come una vittoria perché questi sono tempi in cui i pareggi sono vittorie e anche 23,7 miliardi da 59 paesi donatori (tra cui quota principale paesi G7) è qualcosa da celebrare.

Il fondo si chiama IDA (International Development Association), è la più importante fonte di capitale internazionale contro la crisi climatica. È diretto a 78 paesi, la maggior parte in Africa sub-sahariana, la metà dei fondi va in adattamento, difficile da finanziarie con ogni altra fonte.

È stata superata una soglia psicologica (quella dei 100 miliardi), ma questa cifra rischia di essere resa molto più piccola in termini reali dall'inflazione e ridotta ancora di più da Trump: la quota USA (4 miliardi) deve essere approvata dal Congresso.