E dopo aver dichiarato la disponibilità di Atene ad accettare arbitrati e contenziosi «secondo quanto disposto dal trattato», chiarisce: «La guerra non la inizieremo noi ma sapremo difenderci (ἀμυνούμεθα) da coloro che eventualmente la intraprendano» 🔚 8/8

E con ciò intendiamo non un’autonomia accomodata agli interessi spartani (μὴ σφίσιν ἐπιτηδείως) ma una autonomia effettiva, conforme cioè agli interessi delle città coinvolte». ⬇️ 7/8

Peraltro è tutta materia non prevista nelle clausole della pace trentennale [tuttora in vigore]. Lasceremo autonome le città (se tali erano al momento in cui stipulammo la pace) a patto però che gli Spartani facciano lo stesso. ⬇️ 6/8

«Rimandiamo indietro costoro con la seguente risposta: noi concederemo ai Megaresi l’uso dei nostri mercati e dei nostri porti, se anche i Lacedemoni la smetteranno con i respingimenti di stranieri tra i quali vi siano Ateniesi o alleati degli Ateniesi. ⬇️ 5/8

Corinto si rivolge a Sparta e si inviano emissari ad Atene per negoziare la rimozione delle sanzioni. Sparta invia un ultimatum. Ad Atene, dopo aver consultato il demo, Pericle risponde. Siamo nel 432 a.C. ⬇️ 4/8

Il decreto di Megara sembra essere una buona occasione. Atene ha sancito forti sanzioni economiche per Megara che non può usare i mercati e i porti delle città dell’Impero, di fatto bloccando l’economia di Corinto. ⬇️ 3/8

Il contesto prima. Atene è l’impero dominante nel Mediterraneo. Sparta ha deciso che l’unico possibile resistenza è la guerra. Ma nel frattempo un trattato di pace impedisce l’attacco diretto. Si sceglie il pretesto. ⬇️ 2/8

Vero, in confronto credo possa valere anche per Stati Uniti e Cina