Quindi che fare? Investimenti in transizione ecologica, ricerca, innovazione, infrastrutture, tecnologia. Il contrario di quello che si sta facendo attualmente.

Le soluzioni esistono, dobbiamo pretenderle.

Infine, la reale emergenza del Sud: l’emigrazione. Milioni di giovani, spesso laureati, emigrati al nord o all’estero. L’invecchiamento della popolazione renderà insostenibile la fornitura di servizi, con la chiusura di scuole e ospedali.

Sanità, scuola e servizi sono tutti egualmente in difficoltà e continuano a presentare grossi divari tra Nord e Sud. L’autonomia differenziata finirebbe di affossarli.

La crescita di lavoro e PIL, trainato dal settore costruzioni e dal PNRR, si sta già arrestando. Mancano investimenti e politiche industriali e i pesanti tagli in manovra daranno il colpo di grazia.

La politica non ha fatto e non fa abbastanza per affrontare questo problema. Anche per loro sciopereremo il 29 novembre. Per chiedere salari migliori, più diritti e più sicurezza sul lavoro.

Samuel, Aurora e Sara gridano vendetta come tutte le altre persone uccise dal lavoro. O sarebbe meglio iniziare a chiamarlo col suo nome: sfruttamento.

Per le giovani vittime la necessità di un lavoro li ha portati a lavorare lì senza nessuna formazione, senza nessuna precauzione, senza nessuna garanzia. Perché è a questo che sono obbligati in tanti, soprattutto al Meridione, se vogliono portare il pane a tavola.