Andrea Bontempi
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November 13, 2025 at 10:00 AM
November 12, 2025 at 1:59 PM
https://lespresso.it/c/mondo/2025/11/11/israele-legge-poteri-governo-chiusura-media-stranieri/58128 #israele, con la possibilità del governo di chiudere i mezzi di informazione a sua discrezione, è ora sulla buona strada verso la dittatura.
Il Parlamento israeliano ha approvato una legge che autorizza il governo a chiudere media stranieri. Anche senza l'ok di un giudice
Oltre alla pena di morte per i terroristi, dalla Knesset un primo sì alla misura che renderebbe permanente la cosiddetta "legge al Jazeera", dando all'esecutivo
lespresso.it
November 12, 2025 at 7:26 AM
Reposted by Andrea Bontempi
Michael Burry, l’investitore che scoprì la bolla dei mutui subprime, accusa i BIG dell’AI di lievitare artificialmente i profitti https://blog.quintarelli.it/2025/11/michael-burry-linvestitore-che-scopri-la-bolla-dei-mutui-subprime-accusa-i-big-dellai-di-lievitare-artificialmente-i-profitti/
Michael Burry, l’investitore che scoprì la bolla dei mutui subprime, accusa i BIG dell’AI di lievitare artificialmente i profitti
Michael Burry, l’investitore reso famoso dal film “The Big Short” che recentemente ha sconvolto il mercato con una scommessa al ribasso sul settore tecnologico, accusa alcune delle più grandi aziende tecnologiche americane di ricorrere a pratiche contabili aggressive per gonfiare i propri profitti derivanti dal boom dell’intelligenza artificiale. > _Understating depreciation by extending useful life of assets artificially boosts earnings -one of the more common frauds of the modern era. > Massively ramping capex through purchase of Nvidia chips/servers on a 2-3 yr product cycle should not result in the extension of useful lives of compute equipment. > Yet this is exactly what all the hyperscalers have done. By my estimates they will understate depreciation by $176 billion 2026-2028. > By 2028, ORCL will overstate earnings 26.9%, META by 20.8%, etc. But it gets worse. More detail coming November 25th. Stay tuned._ > > Source: Cassandra unchained If you like this post, please consider sharing it.
blog.quintarelli.it
November 11, 2025 at 5:00 PM
November 11, 2025 at 8:13 AM
https://www.valigiablu.it/sudan-darfur-guerra-sterminio/ Per non dimenticare che esistono anche dei genocidi che non vengono seguiti dai giornali. #genocidio #darfur #darfursudan #sudan #sudanwar
## Chi e come può fermare il genocidio in Sudan Share 0 Bluesky 0 Share 0 Share ### Iscriviti alla nostra Newsletter 7 min lettura La chiamiamo guerra ma si è trasformata in una caccia all’uomo. E in qualche modo lo è sempre stata. Con l’aggiunta dei due obiettivi cardine: il potere e lo sfruttamento delle risorse. Dopo oltre 500 giorni di assedio, oltre sedici mesi, El-Fasher, capitale del Nord Darfur, è caduta nelle mani dell’RFS, le Forze di Supporto Rapido guidate da Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemedti, che in questo conflitto si oppongono alle Forze Armate Sudanesi (SAF)_,_ guidate dal generale Abdel Fattah al-Burhan. > Sudan, non chiamatela guerra civile: i civili sono vittime o sopravvissuti di una lotta fra due individui accecati di potere In questa città si erano ammassate migliaia di persone in fuga da luoghi già occupati, già distrutti. E qui hanno trovato la morte. Nei mesi precedenti per fame e stenti. All’arrivo dei _janjaweed_(diavoli a cavallo) massacrati sul posto. O anche durante la fuga. Braccati, a volte torturati, umiliati e poi uccisi. Una caccia all’uomo. E per le donne la sorte è assai peggiore. Nel solo reparto maternità dell’ospedale locale sono state uccise 460 persone tra pazienti e accompagnatori, un numero imprecisato del personale medico e paramedico è stato rapito. A confermarlo è l’OMS. Non ci sono giornalisti a documentare, le notizie arrivano soprattutto dalle organizzazioni umanitarie ancora presenti sul posto, ma sono inoltre gli stessi autori di tanta nefandezza a postare qua e là le loro atrocità. Urla di giubilo e armi bene in mostra. > Persecuzioni, stupri e fame come arma di guerra: il giornalismo sotto assedio in Sudan Ai giornalisti esteri da tempo non vengono concesse autorizzazioni e così rimangono coraggiosi colleghi sudanesi a cercare di strappare dal silenzio e dall’indifferenza la tragedia che ormai da due anni e mezzo si è abbattuta sul paese. Giornalisti che hanno rinunciato alla loro firma (per questioni di sicurezza) pur di continuare a raccontare quanto accade. E poi ci sono le immagini satellitari che aiutano nelle ricostruzioni dei fatti. E che in questo caso raccontano di esecuzioni di massa, di improvvisate fosse comuni, di tanta crudeltà. La caduta di El-Fasher ha provocato tra 1.500 e 2.000 vittime ma in questi casi, si sa, avere un numero preciso risulta impossibile. Certo è che questo conflitto ha provocato la più grave catastrofe umanitaria al mondo: si stimano già 40.000 morti, 12 milioni di sfollati , quasi 25 milioni di persone, la metà della popolazione, vive in uno stato di insicurezza alimentare, un bambino su tre è in grave stato di malnutrizione. E, quasi superfluo dirlo, i campi rifugiati sono solo un altro bersaglio delle milizie armate. Quello di _Zamzam_ , il più grande dell’area, è stato preso d’assalto numerose volte negli ultimi mesi. È un campo già tristemente noto, questo. Istituito nel 2004 quando la gente cercava un rifugio per sfuggire alla guerra in Darfur. Anzi, più che di guerra si è trattato di pulizia etnica. Anche in quel caso sono stati loro, i _janjaweed,_ all’epoca agli ordini del presidente/dittatore Omar al-Bashir, deposto nel 2019. I morti furono 300.000. La scusa per attaccare fu quella di sedare una serie di ribellioni, la motivazione reale: liberare quei territori dalle popolazioni africane, i Fur, i Masalit, i Zaghawa. Popolazioni nere, non arabe, e per questo non gradite (usiamo un eufemismo) alla componente araba del Sudan, almeno a quella armata e che, seppure tempo fa, si è ripulita la faccia con un nuovo nome, le Forze di Supporto Rapido, sono gli stessi macellai che usano le stesse tecniche di morte e distruzione. Quello che è accaduto e sta accadendo in Sudan e soprattutto in Darfur, è un genocidio. Lo sa bene la Corte Penale Internazionale che dai primi anni del Duemila lavora sulla “questione Sudan”. Fascicoli su fascicoli di accuse, prove, mandati di arresto (compreso quello che fu emesso nei confronti di Omar al-Bashir quando era in carica). Risultato? Finora tutti liberi. Tranne uno, che si è costituito. Ma chi alimenta l’arsenale di questi uomini che risultato così bene equipaggiati? Cina, Russia, Serbia, Turchia, Emirati Arabi Uniti e Yemen sono i fornitori identificati da una serie di inchieste. E pensare che per il Darfur sarebbe in vigore un embargo. Evidentemente ineffettivo. Inoltre, fornendo armi al Sudan, gli Stati parte del Trattato sul commercio delle armi, come Cina e Serbia, violano i loro obblighi giuridici ai sensi degli articoli 6 e 7 del Trattato. > Il massacro senza fine in Sudan: la guerra, le vittime, le responsabilità internazionali Le accuse di fomentare le violenze (e il genocidio) attraverso il supporto di armi sono rivolte soprattutto agli EAU, più volte accusate di inviare armi alle RSF attraverso il Ciad. Questa vicinanza alle Forze di Supporto Rapido ha motivazioni “ideologiche” da un lato, economiche dall’altro. È da molti anni che la principale fonte di approvvigionamento dell’oro di Dubai è il Sudan. Un recente dossier dell’ISPI ha messo in luce _il ruolo dell’oro nella guerra in Sudan_. Sfruttamento, contrabbando e militarizzazione delle risorse aurifere non hanno fatto altro che intensificare il conflitto, coinvolgendo attori locali e internazionali. Ognuno con i suoi interessi, con le sue alleanze, con le sue carte da giocare. “Con lo scoppio della guerra civile del 2023 – si legge nell’analisi - l'oro è diventato più di una semplice risorsa economica: è diventato uno strumento fondamentale di potere e influenza”. Ai margini di tutto questo la popolazione. Sono i civili le vittime di questo conflitto che oscilla tra questioni etniche ataviche e divisione delle risorse. E si nutre di odio e avidità. E mentre ancora si continua a fuggire o morire nell’area di El-Fasher, i massacri sono cominciati anche nel Nord del Kordofan a Bara. Si tratta di una cittadina molto vicina a El-Obeid, nota per le ricchezze petrolifere. Anche questa oggi rischia l’assedio. E pensare che mentre gli scontri a El Fasher si intensificavano e i civili venivano massacrati o tentavano la fuga i rappresentanti del Quad (Stati Uniti, Arabia Saudita, Egitto e Emirati Arabi Uniti) si stavano incontrando a Washington per supervisionare i colloqui indiretti tra le Forze di Supporto Rapido e le Forze Armate Sudanesi. I colloqui avrebbero dovuto concludersi con una tregua umanitaria di tre mesi. Sono falliti dopo il primo giorno. Secondo quanto riporta _Ayin Network_ il generale al-Burhan ha dovuto dal canto suo lottare con forze interne all’esercito, in particolare gli ufficiali affiliati alle fazioni islamiste, che guardano con profondo sospetto alle iniziative di al-Burhan verso gli Stati Uniti e Israele da cui cerca evidentemente sostegno e appoggio. Questo ha portato qualche tempo fa alla decisione di liberarsi di alcuni di questi oppositori attraverso una serie di pensionamenti. Una purga in sordina che, da un lato, può piacere ai partner internazionali di Burhan, ma dall’altro potrebbe avere ripercussioni sul campo. Un episodio che lascia comprendere quanto la situazione sia delicata e complessa. E quanto sia difficile portare avanti dei negoziati. Nel gioco delle parti si fanno strada, da una parte, le accuse del ministro degli Esteri, Hussein Al-Amin nei confronti della comunità internazionale, rea di non prendere reali provvedimenti contro le RSF (in realtà anche l’Unione Africana è praticamente assente); dall’altra, la posizione schizofrenica di “Hemedti” Dagalo che ha dichiarato di voler “unificare il Sudan” sotto una “vera democrazia” e che chiunque venga trovato colpevole di crimini contro i civili sarà ritenuto responsabile. Così come risulta un paradosso la composizione delle parti che lavorerebbero ai negoziati, come fa notare il ricercatore sudanese Osama Abuzaid, visti gli interessi contrastanti e i coinvolgimenti diretti degli attori che si sono seduti al tavolo delle trattative. Ramtane Lamamra, inviato del Segretario generale delle Nazioni Unite per il Sudan ha più volte ribadito che quello del Sudan è un conflitto che non può, e non potrà, risolversi con le armi. E se la risposta internazionale, come ha ricordato Amnesty International, “rimane tristemente inadeguata” bisogna avere ben chiaro che ormai sono troppi i paesi coinvolti in questo “conflitto per procura”. Almeno dieci, e diversi di questi attori hanno preso chiaramente posizione. L'Arabia Saudita, ad esempio, sostiene l'esercito sudanese. Gli Emirati Arabi Uniti le Forze di Supporto Rapido. L'Egitto sostiene invece l'esercito come pure l’Eritrea mentre l'Etiopia sarebbe vicina al gruppo paramilitare. Mentre dal Ciad vengono contrabbandate le armi alle RSF. E sulla figura di Donald Trump, che sta cercando di costruirsi un'immagine di mediatore di pace, ci si domanda se il Sudan non starebbe meglio senza di lui. Il fatto che l’amministrazione Trump non abbia nominato un inviato speciale per sostituire Tom Perriello, per fare un esempio, è un’indicazione di come il Sudan non sembri essere nella lista delle priorità di Trump. ### Iscriviti alla nostra Newsletter Consenso all’invio della newsletter: Dai il tuo consenso affinché Valigia Blu possa usare le informazioni che fornisci allo scopo di inviarti la newsletter settimanale e una comunicazione annuale relativa al nostro crowdfunding. HP **Come revocare il consenso** : Puoi revocare il consenso all’invio della newsletter in ogni momento, utilizzando l’apposito link di cancellazione nella email o scrivendo a info@valigiablu.it. Per maggiori informazioni leggi l’informativa privacy su www.valigiablu.it. Troppi dunque sono gli intrecci geopolitici. Il conflitto in Sudan, secondo gli analisti, può essere risolto solo a livello di diplomazie regionali. Vale a dire, sarebbe indispensabile la mediazione dell’Unione Africana, che già lo aveva fatto nel 2019 dopo che l'esercito aveva rovesciato il presidente Omar al-Bashir, impedendo in quel momento la discesa del Paese in una dittatura militare. Ma la transizione al Governo civile non è avvenuta e queste sono le conseguenze. “Soluzioni africane ai problemi africani”, era questo lo spirito e il significato dell’UA. Sarebbe questo il suo ruolo guida. Non sta andando così. Dunque, come si può arrivare a una decisione imparziale se ognuno ha aspettative di controllo e di guadagno da quello che sta accadendo? Con la presa di El-Fasher, l'ultima grande città del Darfur che non era ancora caduta nelle mani delle RFS, il paese è ora di fatto diviso tra la parte Est, controllata dalle SAF, e quella Ovest, controllata dalle RSF. E tra i massacri di persone anonime che rimarranno senza nome genera ancora più sconforto l’uccisione di Siham Hassan Hasballah, medico e attivista sudanese originaria del Darfur, nonché la più giovane eletta in Parlamento. Dopo i due mandati, tra il 2016 e il 2019, aveva continuato a servire la sua comunità gestendo mense che davano da mangiare alle famiglie affamate di El-Fasher. Anche lei vi ha trovato la morte. Scrivi un commento ### Annulla risposta Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati * Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento. Enter code * Δ Segnala un errore DarfurEl-FasherRSFSAFsterminiosudan ### La xenofobia contro i rifugiati ucraini nei paesi dell’Est Europa __ __
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November 11, 2025 at 6:55 AM
Reposted by Andrea Bontempi
*Dopo il Green Deal, la Commissione Ue smantellerà anche l’Ai Act?*
L'articolo proviene da #StartMag e viene ricondiviso sulla comunità Lemmy @Informatica (Italy e non Italy 😁) (1/2)
November 9, 2025 at 6:35 AM
Reposted by Andrea Bontempi
@quinta si tratta di una questione interna agli Stati Uniti e noi assistiamo impotenti a questo dramma, ma forse dovremmo cominciare a organizzarci per manifestare in piazza con il triplice obiettivo di generare un po' di pressione internazionale, mettere il nostro governo di fronte alla scelta […]
Original post on mastodon.uno
mastodon.uno
November 8, 2025 at 10:05 PM
Reposted by Andrea Bontempi
Capire Chicago

Da leggere, tutto, fino in fondo.

https://aphyr.com/posts/397-i-want-you-to-understand-chicago
November 8, 2025 at 8:46 PM
https://www.ilpost.it/2024/06/24/pensiero-linguaggio-cultura/ la cosa bella è che tutto l'hype sulle #ia si basa sul'ipotesi che i modelli linguistici (#llm) siano in grado di manifestare capacità umane, come il ragionamento e la creatività. Una cosa tutt'altro che sicura, anzi, che scricchiola […]
Original post on posterdati.it
m.posterdati.it
November 7, 2025 at 10:06 PM
@nerdevil Quanti film nuovissimi e rivoluzionari 😂
November 7, 2025 at 11:08 AM
https://op.europa.eu/webpub/com/eu-what-it-is/en/index.html I see more and more misunderstandings about what the #europeanunion is. Here's a official summary. #eu
The EU - what it is and what it does
This publication is a guide to the European Union (EU) and what it does.
op.europa.eu
November 7, 2025 at 10:15 AM
https://www.youtube.com/@nprmusic Canale #youtube che consiglio per chi non ama la musica dal vivo. E magari è anche un modo per fuggire dalla sempre più presente musica fatta con le #ia.
November 6, 2025 at 8:53 AM
Reposted by Andrea Bontempi
🚨 Basta pubblicità, tracciamento e sorveglianza mascherata da “personalizzazione”!

Ogni volta che apri una pagina, c’è qualcuno che tenta di profilarti, raccogliere i tuoi dati e monetizzare la tua attenzione.

Ma non siamo più spettatori passivi: l’autodifesa […]

[Original post on mastodon.uno]
November 5, 2025 at 1:25 PM
www.open.online
November 5, 2025 at 7:29 PM
November 5, 2025 at 11:24 AM
November 4, 2025 at 10:42 PM
Reposted by Andrea Bontempi
Kim Kardashian nega gli allunaggi citando frasi di un astronauta lunare. Nuovo podcast del Disinformatico RSI. Audio, testo, link e fonti: https://attivissimo.me/disi
November 4, 2025 at 2:29 PM
Altro che #fomo, sto sviluppando il #pomo, il "pride of missing out" XD
November 4, 2025 at 10:47 AM