Con il risultato, paradossale, che non proteggiamo interessi nazionali, ma finiamo solamente per tutelare criminali di guerra, rimandandoli a casa, piuttosto che consegnarli alla giustizia. Ne scrivo più approfonditamente su @valigiablu.it valigiablu.it/governo-melo... 9/9

Il problema è che non si comprende nemmeno in nome di cosa. Una pretesa sovranità (a fronte di obblighi internazionale *liberamente* sottoscritti), che non si capisce a cosa corrisponda, se non ad una cieca e opaca ragione di Stato che tutto piega. 8/9

Fare “guerra” alla CPI non ha senso, perché significa disconoscere i principi che rappresenta, e per di più anche il ruolo cruciale che l'Italia ha giocato nella sua creazione, essendo lo Statuto della Corte stato firmato proprio a Roma (7/9)

La CPI è nata con la promessa di terminare l’impunità per crimini gravissimi (genocidio, tortura, crimini contro l’umanità), ma nel rispetto del principio di legalità, a differenza di tribunali passati istituiti dai vincitori per punire i vinti (Norimberga, Tokyo, Jugoslavia) 6/9

Solo che stavolta, a differenza di altri casi in passato, la battaglia politica contro la CPI è incomprensibile, e nemmeno tanto astrattamente giustificabile 5/9

E non è nemmeno sorprendente, visto il cambio di amministrazione a Washington e la possibile volontà italiana di segnalare l'allineamento (supino, per la verità) alle loro posizioni di politica estera 4/9

Non è un atteggiamento nuovo; è ormai da tempo che tentano di costruire una narrazione politica vittimistica con fantomatici nemici esterni (vedi sulla questione dei migranti in Albania, ma già solo questo recente tweet di Borghi, che sembra dipingere la congiura dei Pisoni) 3/9

Attacchi espliciti, come Tajani per Almasry e Salvini per Netanyahu, e impliciti, come la decisione di non aderire alla dichiarazione congiunta degli Stati che condanna le sanzioni adottate da Trump contro la CPI (unico stato UE insieme a Repubblica Ceca e Ungheria di Orban) 2/9